Stampa

 Ce ne sono di due tipi: di grano e d’orzo, le due tipologie rappresentano due scuole di pensiero o meglio due tifoserie, in ogni caso dopo la prima cottura la pagnottina, in uno dei due cereali, è separata con una corda che le conferisce una superficie rugosa adatta a trattenere il condimento. 
La consistenza dura è vinta da un veloce ammollamento in acqua. 
È un cibo povero che si trasporta e si conserva facilmente, consumato in campagna dove non mancano gli ingredienti giusti, invitante per una colazione al mare o una escursione naturalistica.
La preparazione è semplice, basta bagnare velocemente le frise in una ciotola. La frisa troppo inumidita e gonfia si dice “Spunzata” e perde la giusta consistenza, le frise di Grano più friabili, sono da bagnare meno di quelle d'Orzo che reggono meglio il contatto con l'acqua.

Aggiungere olio extravergine d’oliva prodotto nel Salento, pomodorini freschi tagliati, sale, capperi e origano. Sono consigliati anche rucola, peperoni, finocchietti, peperoncini, olio piccante, caruselle (fiori di finocchio selvatico sott'aceto) e pomodori secchi sott'olio.

Il nome dialettale è “friseddhre ncapunate” accompagnate della “meloncella” tipico ortaggio salentino con il suo gusto fresco e l'aroma inconfondibile che compensa ed equilibra i sapori intensi delle spezie.

frisa

 

Nella sacca della campagna c'era sempre qualche frisella e un ramoscello d'origano per il resto dei sapori ci avrebbe pensato la fame!